SENTIERO IN CORDA

Un modo tutto nostro di interpretare le vie ferrate che mette insieme l’escursionismo, le ferrate e l’alpinismo. Un’interpretazione moderna, un’offerta quasi unica sulle Alpi e che meglio ci rappresenta per i requisiti di consapevolezza o, di percorso alla consapevolezza, che questo tipo di attività richiede.

Nella pratica andremo a frequentare luoghi impressionanti, magici e ricchi sia dal punto di vista panoramico, naturalistico, morfologico, storico o culturale. I terreni saranno ripidi ed esposti lungo i quali sarà necessaria una tecnica individuale di progressione efficace e sicura, l’utilizzo della corda (con imbragatura e casco) e di materiali e tecniche veloci per assicurare le sezioni più impegnative.

Vogliamo insegnarvi l’arte dell’appoggio del piede, la base per muoversi con sicurezza individuale sui terreni ripidi e impervi. Si tratta di un’attitudine che è semplice trasmettere ai bambini a partire dai 2 anni di età ma che è difficile guadagnare da adulti. Maestri in questo sono i bambini che vivono l’infanzia all’aria aperta e in montagna ma anche i cacciatori e tanti pescatori di fiume. Con la pratica però si può allenare, migliorare e far diventare le fondamenta per una pratica efficace di tutte le attività outdoor in ambiente, l’escursionismo avanzato, l’arrampicata, l’alpinismo, lo scialpinismo e il canyoning. Impareremo a ‘sentire’ il terreno, erba, fango, foglie, ghiaia, sassi, a valorizzare la morfologia e la vegetazione del terreno, a capire di cosa e quando possiamo fidarci e cosa e quando no. Lo faremo legati ad una corda tenuta dalla mano sapiente di una Guida Alpina che, passo, dopo passo, vi trasmetterà malizie e accorgimenti.

Vi insegneremo ad utilizzare i materiali e la corda, a capire quando può essere un aiuto per mitigare il rischio e quando, al contrario, un qualcosa che può generare situazioni con epilogo drammatico.

Un’attività che ci obbliga ad adattarci ad ogni situazione, a trovare le tecniche e soluzioni più efficaci, a sviluppare la discussione costruttiva nella squadra ma anche le capacità decisionali, a gestire variabili, imprevisti e timori.

Tutto questo in una giornata di ‘accompagnamento’ perché, come avrete capito, le nostre giornate di accompagnamento non saranno mai tali e fine a sé stesse ma una grande occasione di crescita ed esperienza.

Una buona esperienza escursionistica, un paio di buone calzature da montagna, voglia di mettersi in gioco. Il materiale comune ed eventualmente casco ed imbragatura verranno forniti dall’organizzazione.

I percorsi ad anello che vi proporremo saranno di tre tipologie:

  • Percorsi 100% in natura senza l’aiuto e l’ausilio di nessun ancoraggio artificiale. La lettura dell’ambiente sarà strategica e fondamentale sia per la valutazione del percorso più sicuro che per quella degli ancoraggi naturali.
  • Percorsi semi attrezzati con ancoraggi di sosta, progressione e di aiuto solo dove strettamente necessario. I percorsi sono progettati e realizzati dall’occhio esperto dei nostri migliori maestri che sanno leggere le pieghe del terreno. In questo modo non si forza il terreno con scale e ponti ‘adrenalinici’ ma, semplicemente, lo si sfrutta né più né meno come fanno le bestie selvatiche di montagna. Sulla base di questo principio vogliamo spingere e lanciare un concetto moderno di percorso attrezzato, logico, meno impattante e meno costoso nella realizzazione.
  • Il Canale dei Contrabbandieri (Svizzera, Gondo), nostro ‘must have’ immancabile dal curriculum degli appassionati di questo genere. La storia vera delle genti passate da questo passaggio naturale apparentemente insuperabile tra le pareti strapiombanti e i vecchi chiodi artigianali infissi nella roccia e nel legno, creano un alone di storia e mistero che danno ancora più sapore alla giornata. Ai vecchi segni di passaggio, ed i più caratteristici sono i vecchi tronchi di larice incastrati nel camino di uscita, si affianca una ferrata non manutenuta, spesso pericolosa e con passaggi insensati. Noi seguiremo il percorso originale mostrando la differenza tra la logica naturale di una linea che segue i punti di debolezza di un versante, alla forzatura della linea solo a scopo di giro in giostra. L’itinerario richiede esperienza, capacità di valutazione ed una tecnica di arrampicata sufficiente per affrontare passaggi secondo e terzo grado. Per questo è strettamente consigliato affidarsi ad una Guida Alpina. Una volta raggiunto il bucolico boschetto sospeso di pini silvestri in vetta alla ‘Sentinella di Gondo’, si potrà scegliere l’uscita classica a Bugliaga (Trasquera) oppure l’uscita diretta all’Alpe Presa Cima (1601 m.) che presenta altri 400 ripidi metri di dislivello con brevi passaggi di arrampicata e con rientro diretto a Gondo attraverso uno dei più scenografici ed impressionanti sentieri sulle gole del nord ovest.

(per gentile concessione del CAI di VARALLO SESIA)

Quello degli “sfrosit” era un mondo con una propria etica ma anche con parecchi contrasti: sovente i contrabbandieri e le guardie incaricate della sorveglianza del confine si trovavano nella stessa osteria prima di “andare al lavoro”, e  poteva capitare che le guardie, ben sapendo quali erano le motivazioni che portavano i loro concittadini a fare un viaggio tra le montagne, quando scoprivano gli spalloni attraversare il confine, chiudessero un occhio limitandosi a sequestrare una parte della merce e segnalando sul rapporto che era stata confiscata ad ignoti.  A volte erano gli sfrosit a “consegnare” alla Finanza una piccola parte del carico, ma solo per salvarne una ben più grande, però gli scontri, a volte molto cruenti, erano all’ordine del giorno.  Al Passo d’Antigine che collega la Valle di Saas a quella di Macugnaga il 6  ottobre 1962 un colpo sparato involontariamente da una guardia pose fine alla vita di un contrabbandiere della Valle Anzasca: l’ultima vittima ufficiale del contrabbando, anzi di questo tipo di contrabbando perchè dopo è stato l’inizio della fine di un mondo che sotto certi aspetti era “pulito”, un mondo  dove gli spalloni lavoravano per bisogno, e non certamente per arricchirsi come fece e fa tuttora la criminalità organizzata. Era comunque una realtà dalle mille sfaccettature dove contrabbandieri, popolazione, guardie di finanza erano, a secondo delle circostanze, amici, nemici,  complici. A partire dalla nostra confinante Valle Anzasca risalendo le Alpi Lepontine fino al passo di Gries e scendendo fino ad arrivare alle sponde del lago Maggiore a sud della valle Vigezzo e della Val Cannobina, sono attualmente censiti ben 36 tra colli e canaloni di confine frequentati, alcuni con maggiore assiduità altri più raramente, dai contrabbandieri. Tra di questi spicca senz’altro il canalone sopra Gondo ben visibile dai tornanti appena dopo il paesino elvetico da chi transita sulla strada che conduce   verso il passo del Sempione. Attualmente questo canale, attrezzato nella parte alta con tronchi di larice sui quali sono infissi dei pioli di metallo e con alcuni tratti di corde fisse per agevolare il passaggio, è percorso in discesa da chi ha scalato la vicina parete rocciosa, chiamata “La Sentinella” e presenta alcuni passaggi di 2° grado ed uno di 3° grado di difficoltà: possiamo solo indovinare l’arditezza di chi lo percorreva in salita con in spalle una bricolla di 30/40 kg, di notte e senza la minima luce! Eppure passavano di lì perché, a fronte dei rischi della scalata, il canale ritenuto impercorribile al buio, era sorvegliato dalle guardie solo di giorno e quindi proprio al buio offriva le migliori garanzie di passaggio. Un altro dei passi più significativi è senz’altro il Passo Mondelli situato tra la valle Anzasca e la Valle di Saas poco distante dal più famoso Passo di Monte Moro: preso a rappresentanza di questo fenomeno, ogni anno il 17 agosto vi si tiene la Festa del Contrabbandiere alla memoria di tutti gli spalloni caduti in montagna e alla quale partecipano decine e decine di persone. Si possono distinguere tre periodi che prendono il nome dalle merci più richieste: così abbiamo il periodo del caffè che grossomodo comprende la seconda metà dell’ottocento fino al primo dopoguerra, quello del riso che comprende gli anni dal 1943 al 1946 ed il terzo delle sigarette che è durato dagli anni ’50 fino a poco dopo gli anni ’60. Queste date sono però puramente indicative. In alcuni paesi di montagna quasi tutta la popolazione era a vario titolo coinvolta in questo traffico, spesse volte anche i bambini: è del 1896 la notizia che al confine di Iselle, a causa della sua strana andatura, venne fermata una bambina di 10 anni che nascondeva nelle scarpe 750 grammi di caffè. I viaggi erano effettuati durante tutto l’anno e in inverno le valanghe e le cadute a causa di lastroni di ghiaccio aumentavano i rischi degli sfrosit che ricorrevano all’aiuto di ramponi, racchette da neve ed alcune volte anche degli sci. Nel rapporto di un ufficiale al comando del IV Circondario Svizzero, risulta che nel 1935 tra il lago Maggiore e il passo di Nufenen sul versante italiano del confine erano schierate ben 579 tra guardie di finanza e militi confinari e su quello svizzero 159 guardie doganali.

L’articolo completo su: http://www.caivarallo.it/commissioni/biblioteca/bricolla.htm

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