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Le scalate in Sentinella sono dei piccoli grandi viaggi, sulla roccia e dentro noi stessi

Le scalate in Sentinella sono dei piccoli grandi viaggi, sulla roccia e dentro noi stessi

‘La parete della Sentinella è quel posto in cui giuri di non tornarci più ma poi ti ci ritrovi attaccato a giurare che non ci tornerai più’. (Cit.)

Abbiamo ammirato con riverente umiltà ma con altrettanta magnetica attrazione le pareti della Gola di Gondo migliaia di volte passando dalla strada per il Passo del Sempione.

Tra tutti, abbiamo percorso le sue vie tracciate in essa, centinaia di volte.

Ci sono vie relativamente plaisir come la VIA DELLE RAGAZZE, il LUNGO DIEDRO o ROMPIGHIACCIO post richiodatura.
Ci sono vie impegnative e percorribili con relativa sicurezza dopo la richiodatura, spesso fatta senza approvazione degli apritori, come RONDINI SANGUINARIE, MISTER MAGOO, SOLE MIO, la DIRETTA o le vie in parete Nascosta già nate in ottica sportiva ma che richiedono un livello ‘obbligato’ adeguato.
Ci sono vie mitiche come la PALEARI-ROSSI addolcita dalla richiodatura o la DIRETTA mai ripetuta.
Ci sono vie estreme come GOCCE di STELLA, alcune (una cinquantina) mai o pochissimo ripetute e altre abbandonate a causa di caduta di detriti che ne minano la sicurezza o al semplice fatto che non sono diventate sufficientemente famose ed attraenti per i ripetitori.
Tante le pagine di storia che sono state scritte, moltissimi gli aneddoti raccontati dai pionieri della Gola, in realtà non tantissimi che, per assurdo, sono praticamente tutti italiani a parte un caso nonostante le pareti si trovino in terra elvetica.
Ogni via, a suo modo, riserva all’ardito alpinista una grande e garantita dose di emozione.

Tra le tante giornate da noi spese su queste impressionanti lavagne di gneiss, una in particolare ci ha lasciato un ricordo ancora più indelebile, FUGA DIAGONALE alla Sentinella di Gondo.
Una via relativamente corta ma molto intensa, dal primo all’ultimo metro. Su ogni tiro si può scrivere un capitolo di un libro ed alterna arrampicata libera esigente e, spesso, obbligata, a artificiale nemmeno poi così banale. Richiede grandissima esperienza alpinistica nell’intuito e la lettura della roccia per raggiungere i radi chiodi e gli insicuri rivetti, obbliga a traversate su lame appoggiate su cenge, all’uso sapiente degli ancoraggi mobili, alla scalata ‘felpata’ su roccia insicura, all’allestimento di soste valutando gli ancoraggi fissi e rinforzando con quelli mobili, alla gestione di tratti in traverso sia per il primo che per il secondo e di un pendolo. Per spezzare un tiro e rendere più agevole la progressione abbiamo anche controventato una sosta ma il tiro in traverso sprotetto su muro compattissimo, onestamente oggi addolcito da uno spit moderno posizionato dopo i 2 chiodi a lama a testa in giù che mai reggerebbero una sollecitazione, è quello che sicuramente non dimenticheremo mai. Grande ammirazione per Andrea Affaticati che ha affrontare quei metri di ignoto senza ritorno e anche per lo scritto appassionante che ci trasporta su quella parete negli anni ’80.
Se volete vivere in piccolo una Salathé, non serve andare tanto lontano. Gondo si trova a 90’ d’auto da Milano e la parete a 15’ da Gondo.
E quando sarete in via giurerete di non tornarci più ma la volta successiva sarete di nuovo a vivere grandi emozioni.

E se invece volete vivere altrettanta avventura ma con qualche brivido in più determinato dalla chiodatura precaria, EXCALIBUR, è una bellissima ed arditissima linea che si congiunge nella parte alta proprio con Fuga Diagonale.

Le scalate in Sentinella sono dei piccoli grandi viaggi, sulla roccia e dentro noi stessi.

Leggi l’articolo dell’apertura di Fuga Diagonale per immergerti nell’avventura che poche cordate si sono concessi di vivere considerando la semplicità e velocità di accesso della parete della Sentinella.
www.fugadiagonale.it

Giovanni Pagnoncelli

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